Pensione di reversibilità novità

Reversibilità INPS

Pensioni di reversibilità novità 2022

Le novità per le pensioni di reversibilità nel 2022 subiranno un leggero aumento per effetto della rivalutazione degli indici ISTAT.
Tale rivalutazione, nel 2022, è stata del 1,7%, ovvero dai €35 ai €75 di aumento.
Si ricorda che la rivalutazione del 1,7% non viene applicata allo stesso modo su tutte le pensioni, ma la percentuale varia a seconda dell’importo della prestazione.

Quando si ha diritto alla reversibilità della pensione?

La pensione di reversibilità INPS, riconosciuta anche come pensione ai superstiti,  è una prestazione erogata a favore degli eredi di pensionati.
La pensione di reversibilità INPS erogata agli eredi di un pensionato non sarà la stessa della pensione erogata agli eredi di un lavoratore.
La pensione di reversibilità, infatti, proviene direttamente da una pensione già liquidata al soggetto defunto, gli eredi, in questo caso, hanno l’assoluta certezza di poter fruire della prestazione, in quanto il fatto stesso che il soggetto percepisse una pensione al momento del decesso, determina automaticamente lo stato di diritto a percepire una pensione di reversibilità INPS per gli eredi.
Per quanto riguarda invece gli eredi di lavoratore defunto, non vi è un’assoluta certezza che determina il diritto a percepire la pensione indiretta INPS, in quanto la posizione contributiva va analizzata al fine di capire se la stessa rispetta determinati requisiti che la legge impone affinché possa essere erogata la reversibilità INPS.
Sulla base di quanto sinora detto, gli eredi di pensionati o lavoratori defunti, hanno diritto a percepire la pensione di reversibilità o indiretta se il pensionato al momento del decesso si trovava in una delle tre seguenti situazioni:

  • era titolare di una pensione diretta;
  • aveva 15 anni di contributi lungo l’intero arco della carriera lavorativa;
  • aveva 5 anni di contributi accreditati, di cui 3 nell’ultimo quinquennio.

Quali sono le pensioni reversibili?

La pensione di reversibilità INPS può essere richiesta su qualunque prestazione pensionistica in capo al defunto?
La pensione di reversibilità INPS è una prestazione “previdenziale” e, in quanto tale, può essere erogata solo in favore dei superstiti del pensionato per invalidità, vecchiaia o pensione anticipata.
Quindi, se il pensionato deceduto era in possesso di una prestazione socio – assistenziale o di invalidità civile, la stessa non sarà soggetta a reversibilità INPS.
All’interno di queste pensioni non reversibili rientrano:

Sono invece reversibili ai superstiti le seguenti pensioni:

A chi spetta la pensione di reversibilità INPS?

La pensione di reversibilità spetta a:

  • coniuge e figli minori;
  • figli maggiorenni che frequentano corsi scolastici, di formazione o universitari;
  • figli maggiorenni invalidi;
  • nipoti minorenni o maggiorenni invalidi a carico dei nonni;
  • genitori, in assenza del coniuge e dei figli aventi diritto;
  • fratelli o sorelle inabili al lavoro, non titolari di pensione, a carico del lavoratore o del pensionato deceduto, in assenza di genitori.

Coniuge superstite

La pensione di reversibilità spetta al coniuge superstite anche nei casi in cui questi sia:

  • separato consensualmente;
  • separato con “addebito”. In caso di separazione legale senza addebito a carico del coniuge superstite, non vi sono ostacoli per l’accesso alla pensione di reversibilità.
  • divorziato;

Per quanto riguarda il divorzio la L. n. 74/1987 regolamenta il diritto, affermando che, in assenza di coniuge superstite avente i requisiti per la pensione di reversibilità INPS, il coniuge rispetto al quale è stata pronunciata sentenza di scioglimento o di cessazione degli effetti civili del matrimonio, ha diritto alla pensione ai superstiti alle seguenti condizioni:

  • il coniuge divorziato superstite sia titolare di assegno di divorzio e non si sia nuovamente coniugato;
  • il coniuge divorziato dante causa sia deceduto dopo il 12/03/1987, per la non retroattività della legge n. 74/1987;
  • la data di inizio del rapporto assicurativo dell’assicurato o del pensionato sia anteriore alla sentenza di scioglimento del matrimonio.

Cosa accade in caso di concorso tra ex coniuge e coniuge superstite?

La legge 898/1970 conferisce autonomo diritto ad entrambi i coniugi di concorrere per l’indennizzo di reversibilità INPS, qualora gli stessi possano far valere i requisiti previsti dalla legge.
Il secondo comma dell’art. n. 9 della legge summenzionata dipone che il coniuge divorziato, in caso di morte dell’ex coniuge ed in assenza di coniuge superstite, qualora lo stesso non fosse passato a nuove nozze e in possesso dei requisiti per la pensione di reversibilità, ha diritto alla prestazione solo nel caso in cui la sentenza sia anteriore alla data della morte.
Nel caso in cui, invece, fosse presente il coniuge superstite avente i requisiti per la pensione di reversibilità, la quota spettante verrà attribuita dal tribunale tenendo conto della durata del rapporto al coniuge rispetto al quale è stata pronunciata la sentenza di scioglimento o cessazione degli effetti civli del matrimonio.

Il criterio della durata della reversibilità INPS

La legislazione stabilisce che, in caso di concorso tra ex coniuge e coniuge superstite per la pensione di reversibilità, questa verrà determinata tenendo in considerazione il criterio della durata del rapporto.
A seguito di numerosi appelli, la Corte Costituzionale, ha deciso che il criterio della durata del rapporto non può essere preso in considerazione come unico parametro in quanto la sua applicazione esclusiva contrasta con la razionalità e il buon senso.
Per tanto, verranno tenuti in considerazione altri criteri, ovvero:

  • l’ammontare dell’assegno
  • le condizioni economiche dei coniugi aventi causa e concorrenti alla prestazione
  • durata dei rispettivi matrimoni

Una recente Cassazione ha stabilito che, verrà considerato nel criterio della durata i numerosi casi in cui la convivenza del secondo coniuge sia iniziata prima del secondo matrimonio al tempo in cui era già intervenuta la separazione giudiziale per il precedente rapporto.

Pensione di reversibilità figli

La pensione di reversibilità spetta a:

  • figli legittimi
  • adottati
  • affiliati
  • legittimati
  • riconosciuti in giudizio
  • nati dal precedente matrimonio del deceduto che, alla data del decesso, siano:
    • minorenni;
    • inabili, a patto che questi risultino a carico del deceduto al momento della morte. Per i figli che alla data del decesso del genitore siano inabili, non vi sono limiti di età per il diritto alla pensione di reversibilità. Il diritto permane anche nei confronti dei minori che siano riconosciuti inabili alla data successiva al decesso, ma prima del compimento del 18° anno. Non è richiesta inabilità totale, ma solo incapacità, in concreto, di applicarsi ad un lavoro produttivo di adeguato profitto.
    • studenti fino a 21 anni, che risultino sempre a carico del deceduto al momento del decesso. I figli di età superiore a 18 anni hanno diritto alla reversibilità fino al 21° anno, qualora frequentino una scuola media o professionale, per tutto il corso legale ma non oltre il 26° anno di età, qualora siano iscritti all’università o anche a corsi di perfezionamento o di specializzazione post-laurea, in questo ultimo caso la prestazione spetta a condizione che essi, al momento del decesso, fossero a carico del deceduto.
  • ai figli nati postumi, entro trecento giorni dalla morte del genitore;

Genitori

La pensione di reversibilità spetta ai genitori nel caso in cui il deceduto non era coniugato e non aveva figli e se i genitori possiedono i seguenti requisiti:

  • età pari o superiore a 65 anni;
  • non essere titolare di pensione diretta o indiretta;
  • essere a carico del deceduto al momento della morte;

Fratelli/sorelle

La reversibilità INPS spetta ai fratelli celibi e alle sorelle nubili solo nel caso in cui non sussista nessuna delle ipotesi precedentemente elencate e se gli stessi possono far valere i seguenti requisiti:

  • essere riconosciuti inabili al lavoro;
  • essere a carico del deceduto al momento del decesso.

Pensione di reversibilità o indiretta

Come accennato all’inizio dell’articolo, per i superstiti di un pensionato non occorrerà effettuare nessuna verifica contributiva, in quanto lo stesso era percettore di prestazione previdenziale.
In caso di morte di un lavoratore non ancora pensionato, l’assicurato, all’atto del decesso, deve far valere i requisiti di anzianità assicurativa e contributiva normalmente previsti per la pensione di invalidità.
Per accedere alla pensione di reversibilità, che in questo caso viene definita pensione indiretta, i superstiti dovranno dimostrare che il dante causa potesse far valere, all’atto del decesso:

  • cinque anni di contribuzione di cui almeno tre nel quinquennio precedente la morte;
  • oppure 15 anni in qualsiasi epoca.

Pensione di reversibilità una tantum

La pensione di reversibilità una tantum viene riconosciuta ai superstiti dell’assicurato che abbia iniziato a versare il primo contributo successivamente al 31 dicembre 1995 e che, conseguentemente, avrebbe avuto diritto al calcolo delle prestazioni pensionistiche interamente con il metodo contributivo.
La reversibilità una tantum può essere erogata ai superstiti del deceduto nel caso in cui:

  • al momento del decesso non sussistano i requisiti per poter aver diritto alla pensione di reversibilità e/o indiretta;

Si rammenta che tale prestazione è concessa solo ed unicamente ai soggetti rientranti nel calcolo delle prestazioni previdenziali interamente con il sistema contributivo.
Per cui, nel caso in cui un soggetto possa far valere l’opzione di scelta tra il calcolo contributivo e/o retributivo, e quindi in possesso di contribuzione antecedente al 1° gennaio 1996, i superstiti non hanno diritto a tale beneficio.

Pensione di reversibilità come si calcola?

La pensione di reversibilità, non essendo una prestazione socio assistenziale, non possiede degli importi prestabiliti per legge.
Questa, rientra nelle più comuni prestazioni previdenziali, i quali importi dipendono da una serie di fattori puramente soggettivi, oltre alla variabilità degli indici ISTAT, ai quali le prestazioni previdenziali vengono influenzate annualmente.
Questi fattori sono strettamente legati alla contribuzione in possesso, e al metodo di calcolo al quale detta contribuzione è soggetta.
Per quanto riguarda la pensione di reversibilità, i dati rispetto agli importi che vengono erogati dall’INPS, sono riferibili alle diverse percentuali con le quali l’assegno viene corrisposto in funzione degli aventi diritto.
Le percentuali sono state regolamentate dalla legge Dini 335/1995, e vengono così ripartite:

  • coniuge solo: spetta il 60% della pensione del coniuge defunto;
  • coniuge con 1 figlio: spetta l’80%;
  • coniuge con 2 o più figli: spetta il 100%;

Le percentuali, in assenza del coniuge, da corrispondere ai figli sono così ripartite:

  • solo 1 figlio: spetta il 70%;
  • 2figli: spetta in totale l’80%;
  • 3 o più figli: spetta in totale il 100%;

Per i genitori invece:

  • solo 1 genitore: spetta il 15%;
  • 2 genitori: spetta il 30% in totale;

Per gli altri familiari spetta il 15% della prestazione, ovvero:

  • un fratello ed una sorella: 15%;
  • due fratelli o sorelle: spetta in totale il 30%;
  • tre fratelli o sorelle: spetta in totale il 45%;
  • quattro fratelli o sorelle: spetta in totale il 60%;
  • cinque fratelli o sorelle: spetta in totale il 75%;
  • sei fratelli o sorelle: spetta in totale il 90%;
  • sette o più fratelli o sorelle: spetta in totale il 100%;

Quando si perde la pensione di reversibilità INPS?

Essendo la pensione di reversibilità legata al possedimento di determinati requisiti, la mancanza degli stessi, anche in corso di percezione della prestazione, comporta l’eliminazione della pensione.
I casi in cui il coniuge perde il diritto a percepire la pensione sono:

  • nuovo matrimonio;
  • superamento delle soglie reddituali.

I casi in cui i figli perdono il diritto a percepire la pensione di reversibilità sono:

  • raggiungimento del limite di età;
  • interruzione degli studi;
  • inizio di attività lavorativa;
  • quando cessa lo stato di inabilità al lavoro.

Per quanto riguarda i genitori e i fratelli/sorelle, il diritto alla reversibilità INPS cessa nel caso in cui gli stessi inizino a percepire una prestazione pensionistica di qualunque natura.

Pensione di reversibilità, la domanda

Se in possesso dei requisiti di legge, i superstiti del defunto possono presentare domanda presso l’istituto previdenziale inps, affidandosi a due diverse modalità:

  • invio online della domanda: in questo caso occorrerà essere in possesso di pin cittadino reperibile presso qualunque ufficio inps di competenza territoriale, e/o SPID (servizio di identità digitale) reperibile presso un ufficio postale.
  • invio della domanda attraverso CAF/patronato: in questo caso occorrerà recarsi, muniti dell’apposita documentazione, presso un CAF/patronato al quale verrà delegato l’invio e la gestione della pratica.

Pensione di reversibilità entro quando presentare la domanda?

La domanda di pensione di reversibilità deve essere presentata entro e non oltre 1 anno dal decesso. Nel caso in cui tale termine dovesse decorrere, decadrà di conseguenza il diritto ai superstiti di percepire la prestazione.

Pensione di reversibilità decorrenza e tempi di erogazione

La pensione di reversibilità decorre dal mese successivo a quello del decesso del dante causa.
Per quanto riguarda i tempi di erogazione questi sono molto variabili e soggettivi.
Nonostante i processi di digitalizzazione che l’istituto previdenziale ha ormai attivato da parecchi anni, questi sembrano non aver accelerato di molto l’espletamento delle pratiche.
Attenendoci ad una media Nazionale possiamo dire che “in linea di massima” la pensione di reversibilità viene elaborata dall’INPS al massimo entro 90 giorni dall’invio.